domenica 13 settembre 2009

Benedetto Croce e l'onestà politica

Ho sempre provato istintivamente fastidio nel sentir parlare dei fatti intimi che legano uomini e donne, non ho mai sopportato quegli amici che ti raccontano nei dettagli le loro avventure erotiche:” Allora …lei era piegata vicino al divano e io l’ho baciata da dietro…” Grazie basta. Affari tuoi. Affari miei. Il sesso è bello praticarlo, disgustoso è parlarne. Da mesi quindi salto allegramente pagine e pagine di quotidiani zeppi di rivelazioni (false o vere che siano non importa) nauseanti. Ho più tempo da dedicare alla lettura e così mi sono andato a rivedere un volumetto che mi ha fatto sentire in buona compagnia. “Un'altra manifestazione della volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta che si fa dell’ “onestà” nella vita politica. L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli …è quello di una sorta d’aeropago, composto da onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese." Così Benedetto Croce in "Etica e politica" dissertava già nel 1920 su quella che se allora era “petulante richiesta” oggi è diventata il nucleo centrale dell’azione delle forze politiche che nel nostro paese fanno l’opposizione ed ora anche della parte avversa. E ancora argomentava: ” E’ strano che, laddove nessuno, quando si tratti di curare i propri malanni o sottoporsi a una operazione chirurgica, chiede un onest’uomo, e neppure un onest’uomo filosofo o scienziato, ma tutti chiedono e cercano e si procurano medici e chirurgi, onesti o disonesti che siano purchè abili in medicina e chirurgia,…nelle cose della politica si chiedano invece non uomini politici ma onest’uomini…”. E subito dopo il nostro filosofo si interroga su cosa debba intendersi per “onestà politica” , che secondo lui è soltanto la capacità politica, così come l’onestà di un medico è la capacità di curare il proprio paziente ed eventualmente salvargli la vita. Ma non basta. Alla domanda se debba essere l’uomo politico, sotto ogni aspetto, incensurabile e stimabile e ancora se possa la politica stessa essere esercitata da uomini in altri campi poco pregevoli , Croce risponde: ” Obiezione volgare , di quel tale volgo descritto di sopra. Perché è evidente che le pecche che possa eventualmente avere un uomo fornito di capacità e genio politico, se concernono altre sfere di attività, lo renderanno improprio in quelle sfere, ma non già nella politica. Colà lo condanneremo scienziato ignorante, uomo vizioso, cattivo padre, e simili…”. Racconta poi, il filosofo napoletano del caso di Charles Fox , primo ministro inglese nei primi del secolo, che da uomo dissoluto e crapulone, diventato poi politico e ministro, cercò di cambiar vita adeguandola ad un senso morale più consono alle proprie responsabilità. Ma gli esiti non furono quelli sperati. “…ed ecco che sentì illanguidirsi la vena, infiacchirsi l’energia lottatrice,e non ritrovò quelle forze se non quando tornò alle sue consuetudini.”
Ma è il finale del capitolo che è impressionante chè pare scritto ieri : ” Vero è che questa disarmonia tra vita propriamente politica e la restante vita pratica non può spingersi tropp’oltre perché se non altro, la cattiva reputazione prodotta dalla seconda, rioperando sulla prima le frappone poi ostacoli…o l’ipocrisia degli avversari può valersene come arma avvelenata… ma questo è un altro discorso.” Invece pare proprio il nostro.

Nessun commento:

Posta un commento