lunedì 26 ottobre 2009

Il pianoforte di Glen Gould

Heinrich Steinweg era un ebanista tedesco che un giorno, intorno al 1840, assemblò un pianoforte per la sua casa di Seesen. Gli riuscì così bene che si diede alla costruzione industriale avviando una fiorente fabbrica nella quale lavorava con tutti i figli. Dieci anni dopo , nel 1850, mentre la Germania è in piena recessione, gli Stati Uniti sono un paese che non ha ancora settant’anni di vita e in cui il libero mercato promette un futuro di ricchezza. Così a 53 anni vende la fabbrica e si trasferisce a New York con tutta la famiglia. L’industria del pianoforte è in piena espansione e Heinrich , che vuole capire come costruiscono i pianoforti in America, si impiega in una fabbrica, lo stesso fanno i figli, tutti in fabbriche differenti, per diversificare le conoscenze. E dopo appena tre anni la famiglia si riunisce, americanizza il proprio cognome e si mette in proprio. Nasce la Steinway e sons. Negli anni successivi 144 brevetti che rivoluzionano lo strumento, consegnadoci il pianoforte moderno come noi lo conosciamo, vengono dalla fabbrica di Heinrich. Questa e molte altre divertenti storie nel libro di Christine Hafner, Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto, un saggio Einaudi che racconta l’incontro magico ed il rapporto ventennale tra il pianista canadese ed il suo accordatore Vernon Edquist, un ragazzo nato quasi cieco nel Saskatchewan, regione delle grandi praterie canadesi, al confine con il Montana , dove più che in pianisti classici poteva capitare di imbattersi in Tex Willer e il suo pard Kit Carson inseguiti da un manipolo di indiani Dakota. Glenn Gould, mito già in vita ed entrato poi nella legenda prima per il suo ritiro dall’attività concertistica, a trentun’anni e nel pieno della carriera per dedicarsi allo studio di registrazione, poi per la sua prematura scomparsa avvenuta circa vent’anni dopo, è stato uno di quei casi in cui la scintilla divina è palpabile , era un persona che aveva ricevuto un dono che divenne cristianamente la sua croce. La meraviglia che il suo apparire sulla scena musicale accese nel mondo, non ha forse eguali nella storia della musica e basta ascoltare il suo debutto a Salisburgo a ventitré anni per rendersi conto che davanti a quel tipo di talento non si può che chinare “… la fronte al massimo fattor che volle in lui, del creator suo spirito, più vasta orma stampar” . Ma le vie del signore sono infinite ed infatti mentre Gould si afferma nel mondo, Endquist lascia le praterie per andare alla scuola per ciechi di Ontario a tremila chilometri da casa. Accanto a quella per ciechi c’è una scuola di musica e lì Vernon sente per la prima volta il suono di un pianoforte. Per accordare non occorrono occhi buoni, e le orecchie di Vernon sono eccezionali, alla scuola per ciechi c’è un corso per accordatori e lì scopre di avere l’orecchio assoluto. Eccoci arrivati. Il famoso CD 318 è l’altro protagonista della vicenda . 500 chilogrammi di Stenway, un mostro lungo due metri e settanta che Glenn Gould usò ininterrottamente per dieci anni e con il quale realizzò Il novanta per cento delle sue incisioni. Quindi se avete a casa dei dischi di Glenn Gould sappiate che quasi certamente sono registrati su un piano accordato da Vernon Endquist. Il rapporto con questo strumento di cui Gould parlava come di un essere umano è la sfera attorno alla quale ruotano due personalità estreme . La storia del sodalizio tra due imperfezioni alla ricerca dello strumento perfetto. Ma se nell’uno la quasi cecità, compensata da quel gran talento musicale, funziona alla perfezione come grimaldello sociale e permette a Vernon di condurre una vita normale, sposandosi e facendo dei figli, nell’altro il fuoco arde a temperature troppo elevate per non consumare fatalmente se stesso. Gould vive ormai completamente avulso dalla società , non suona in pubblico, non vede che poche persone e per motivi di mera sopravvivenza , vive tra la sala di incisione, che ha in casa, e gli studi dei medici che cercano di curare le sue ossa fragili e doloranti. L’isolamento dai nostri simili difficilmente dà buoni risultati e Gould non fa eccezione, diventa sempre più etereo, scollato dalla realtà. L’ascolto dell’ incisione delle Variazione Goldberg di J.S.Bach che nel 1956 ,a ventitre anni, lo impose all’attenzione generale, messa a confronto con l’ultima registrazione del medesimo capolavoro, pochi mesi prima della sua scomparsa è illuminante. La prima mostra un talento libero che si è appena affacciato sul mondo e ne scopre i colori , un Bach quale mai prima si era udito, l’ultima è come ripiegata in se stessa, esausta .Come il suo interprete. Un libro divertente. Unico appunto :24 euro per 200 pagine sono sinceramente troppi.


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